Il 2025 è un anno importante per ricordare una delle personalità più significative del Novecento europeo: Albert Schweitzer, homo universalis, organista, musicologo, pastore luterano, filosofo, teologo e medico missionario, fondatore del principio filosofico “Rispetto per la vita” nel 1915 e Premio Nobel per la Pace nel 1953.
Schweitzer nasce il 14 gennaio 1875 a Kaysersberg, un villaggio dell’Alta Alsazia, allora territorio tedesco. Organista, dottore in Filosofia (1899) e in Teologia (1900) all’Università di Strasburgo e vicario presso la Chiesa di San Nicola a Strasburgo, a trent’anni decide di diventare medico missionario. Conseguita nel 1912 la terza laurea in Medicina Tropicale, il 16 aprile 1913 parte per Lambaréné (Congo francese, attuale Gabon) con la moglie Hélène Bresslau, divenuta nel frattempo infermiera, e 70 casse di medicinali e attrezzature. Qui, nel cuore dell’Africa equatoriale, i coniugi Schweitzer operano in una capanna, primo nucleo del futuro ospedale di Lambaréné.
I gravi disagi, la prigionia in Francia come cittadini tedeschi durante la I guerra mondiale, le malattie e gli attacchi subiti non fermeranno l’impegno di colui che nel 1947 il Time definisce “il più grande uomo del mondo”.
Con i proventi del Premio Nobel per la Pace, che ritirerà nel 1954, Schweitzer fa costruire il lebbrosario a Lambarené. Qui, nell’ospedale a lui intitolato, si spegne il 4 settembre 1965, circondato dalla venerazione del popolo cui ha dedicato oltre cinquant’anni della sua esistenza.
Nel corso della sua lunga vita Schweitzer ha lasciato pregevoli testimonianze del suo operato in ognuno dei fronti in cui si è distinto, come dimostra la schiera di libri scritti da lui e su di lui. In un’esistenza tanto straordinaria la musica riveste un ruolo d’eccezione sin da quando, così piccolo da non riuscire a toccare la pedaliera, egli inizia lo studio dell’organo nella chiesa di Günsbach dove il padre, pastore luterano, tiene il servizio.
Per Schweitzer, allievo di Eugène Münch a Strasburgo e Charles Marie Widor a Parigi, fine interprete del repertorio per tastiera di Johann Sebastian Bach e autore del testo “Bach. Il musicista poeta” (1905), la musica fu sempre oggetto di studio e motivo di consolazione persino nella foresta equatoriale, dove un pianoforte modificato e foderato di zinco, dono della Società Bach di Parigi, gli permetteva di restare in esercizio, allietando le sue notti africane.
La musica fu però anche strumento di divulgazione e raccolta fondi. Schweitzer fu infatti più volte in tournée in Europa e negli Stati Uniti per sensibilizzare le colte platee occidentali alle esigenze del popolo africano secondo il principio filosofico “Rispetto per la vita”, da lui fondato nel 1915, quando già infuriava la I Guerra Mondiale.
In un periodo storico in cui l’instabilità geopolitica del pianeta sembra minacciare l’ennesimo conflitto mondiale, è quanto mai necessario rivitalizzare e promuovere la figura di un uomo che ha fatto della sua vita un modello di studio, lavoro e dedizione al prossimo e un costante monito alla pace nel pieno rispetto di ogni creatura vivente, umana, animale e vegetale.
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